Negli ultimi decenni la tecnologia ha fatto passi da gigante,
ideando e realizzando oggetti, strumenti, apparecchi sofisticatissimi.
Certamente tutti ricordano i primi “cellulari”, apparecchi ingombranti, fatti di due pezzi, uno dei quali andava portato con una tracolla a mò di borsa.
E apparecchi costosissimi, milioni di lire dell’epoca; e destavano tanta curiosità i pochi che, potendoseli permettere, li esibivano come status simbol.
Pochi decenni fa, alla fine del secolo scorso (come mi suona strano parlare di secolo scorso, mi fa sentire arcaico…); ma il progresso incalzava, i cellulari diventavano sempre più piccoli e maneggevoli, cambiava anche il sistema di funzionamento, passando dagli Etacs ai Gsm, con l’introduzione delle schede SIM.
E con la riduzione delle dimensioni, si riducevano anche i costi, e sempre più persone si facevano tentare dalla possibilità di avere sempre a portata di mano un telefono e rendersi indipendenti da cabine telefoniche, telefoni a gettone e a scheda.
E col miglioramento tecnologico venivano fuori suonerie polifoniche e le prime fotocamere su cellulare.
A questo punto mancava solo una cosa.
Avere a disposizione un computer portatile, “portatillissimo” direi, di pochi centimetri di dimensioni e di peso contenuto, capace di navigare in Internet e di scambiare materiale multimediale.
I nuovi cellulari potevano riproporre le stesse funzioni dei personal computer con una maneggevolezza senza pari.
Arriviamo così agli Smartphone , sui quali è possibile scaricare una serie di software agilissimi, in grado di fare tutto : le APP.
E fra queste, Whatsapp e soprattutto, Facebook!
Il punto esclamativo è d’obbligo, avendo ormai Facebook una diffusione mondiale incredibile, forse più di un miliardo di utenti…
I risultati sono sotto gli occhi di tutti: per strada, al ristorante, sulle panchine, camminando, camminando, tantissime persone vanno in giro con lo Smartphone in mano, poggiato sulla mano, e con gli occhi fissi, sbirciando e digitando contemporaneamente.
E non solo i ragazzi, ma i bambini...,
Gli adulti e gli anziani, uomini e donne, una vera e propria epidemia; a ben guardare questa abitudine si rivela deleteria per i rapporti sociali, dal momento che porta all’isolamento.
Molti preferiscono scambiarsi messaggi, SMS, Whatsapp e post su Facebook, pur potendosi vedere di persone e parlare.
E si potrebbe anche tirare in ballo l’educazione .
Ma vi sembra logico che i convitati seduti allo stesso tavolo per pranzare insieme, si isolino con gli Smartphone in mano?
E poi, approfittando della funzione fotocamera, che si concretizza con un numero crescente di “megapixel”, si sente il bisogno di immortalare ogni minimo aspetto della propria giornata o di fare i “selfie”, foto cioè fatte a sé stessi insieme ad amici o personaggi più o meno famosi.
Per non parlare degli usi deviati delle fotocamere, usate per immortalare atti di violenza o di bullismo.
E poi, gli Smartphone in mano ai bambini, per dare il colpo definitivo alla abitudine ormai scomparsa di leggere e alla socializzazione vera, non quella mediata da un social network.
Ma allora, direte, ne penso tutto il male possibile?
No, certamente no.
Anche io ho il mio bravo Smartphone e ci vado in Internet e consulto Facebook, e scarico la posta elettronica; semplicemente cerco di non farmi travolgere, perché pure a me è capitato di sedermi a tavola e di tirare fuori il cellulare, smanettandoci…
Quando la mia consorte (anche lei dotata di Smartphone) me lo ha fatto notare, mi sono un po’ vergognato e ho smesso .
Ah, dimenticavo un aspetto.
Vengono fuori in continuazione nuovi modelli sempre più performanti e costosi, molte persone li comprano, magari a rate, per sé o per i figli, ma i gestori di telefonia mobile, subdolamente, legano l’acquisto di questi modelli nuovi alla stipula di un contratto, per cui si entra subito in possesso del nuovo oggetto del desiderio, e si comincia un vassallaggio perpetuo col gestore di turno.
Giudizio globale?
Certamente positivo, ma non bisogna farsene travolgere, e ricordate che, in fondo, in fondo in fondo, servono “anche” per telefonare…
Bigio Ciardiello